A volte capita, vai al cinema a vedere un film e ti ritrovi assetato, come quando incontri una chiara e fresca fontana, dopo una lunga camminata.
La storia la conosciamo un po' tutti, a grandi linee.
La strage di cui si parla è quella di Piazza Fontana, del 12 dicembre 1969.
Con uno sforzo, che sembra enorme, il regista cerca di ricostruire quei fatti e quella cupa atmosfera di giochi di potere internazionali.
E noi ci ritroviamo sempre più assetati, in un turbinio di volti e ambienti politici tra i più disparati.
Cerchiamo di ricostruire una nostra personale idea sui colpevoli.
Che sono tanti e impuniti.
Con i particolari dell'agghiacciante vicenda dell'anarchico Giuseppe Pinelli, ucciso in questura durante gli interrogatori, la diciottesima vittima dell'attentato.
Che si intreccia con l'altrettanto misteriosa morte dell'editore Giangiacomo Feltrinelli.
Ovviamente, l'unica cosa certa che sappiamo è che nessuno verrà mai punito, che l'unico modo di avere giustizia è forse quello di continuare a parlarne.
Sempre e senza dimenticare mai nulla, raccontando e tramandando i fatti a chi è più giovane di noi.
Per questo il film di Marco Tullio Giordana è bello e necessario, anche se non basta a dissetare la nostra lancinante sete di giustizia!